“Il funerale delle parolacce”

“Il funerale delle parolacce”

Buon giorno!
La città è avvolta dalla nebbia, l’edicola sotto casa è aperta, in piazzetta un uomo con un grosso cane nero al guinzaglio.
Io, con i miei pensieri e i ricordi, ancora della "mia scuola":
     "Il funerale delle parolacce"
Anna era arrivata nella mia classe ad anno scolastico già iniziato, era stata trasferita da un’altra scuola. La direttrice me l’aveva presentata come un caso difficile. Avevo preparato gli alunni all’arrivo di una nuova compagna, avevo spiegato che Anna amava mettersi in mostra facendo dei "teatrini" e che loro dovevano fare finta di non vederla. Così Anna è entrata a far parte della prima E. Aveva tempi di attenzione brevissimi, si adirava con i compagni senza motivo: -"Mi stava guardando! Mi ha toccato il braccio! Non mi dà la gomma!"-. Spesso saliva sul banco e si metteva a cantare o a pestare i piedi, oppure scaraventava la sedia per terra. Cercava di attirare l’attenzione su di sé in tutti i modi. I compagni cercavano di ignorarla e la guardavano un po’ spaventati. Il disturbo, le sue intemperanze erano quotidiane. Un giorno le ho promesso che l’avrei invitata a pranzo a casa mia per farle conoscere la mia gatta siamese Dirindina. Così, una domenica col permesso della madre, Anna è venuta a casa, lei stessa aveva scelto il menu per il pranzo: minestrina e patatine fritte. Prima fa amicizia con i miei figli, gioca con la gatta e tutto fila liscio, quindi tutti a tavola. -"Anna perché non mangi?"- "Questi piatti non mi piacciono, non sono quelli di mia nonna dove mangio ogni giorno"- E dai a cercare di spiegarle che magari io non avevo comprato i piatti nello stesso negozio dove li aveva acquistati la nonna. Arriviamo ad un compromesso, l’avrei imboccata io, ma, tre cucchiai di minestrina io e due lei, così avrebbe potuto " fare amicizia" coi piatti diversi. Ad un certo punto Anna mi allontana la mano e mi dice: -"Basta,mangio da sola, anche questi piatti sono belli".-
In classe, molto spesso, Anna diceva le parolacce. I compagni si lamentavano e così pure diversi genitori che ne erano venuti a conoscenza. Le avevo provate tutte per farla smettere,ma inutilmente. Finchè un giorno…:-"Bambini sentite questa puzza?Che schifo! Apro subito la finestra. Forse qualcuno di voi ha detto una brutta parola? Vi avevo detto che le parolacce puzzano e dalla bocca di chi le dice esce un brutto odore!"- Tutti a guardare Anna. -"Bene bambini, oggi facciamo una bella cosa,io vi darò dei foglietti e ciascuno di voi scriverà le parolacce che conosce, senza pronunciarle ad alta voce, poi le ammazzeremo e gli faremo il funerale: -Ho distribuito i foglietti, passando tra i banchi davo un’occhiata qua e là, "cacca e culetto" erano le parole più gettonate, ma quelle di Anna erano molto più grosse, direi da adulti. Ritirati i foglietti, con le forbici, li ho tagliuzzati in tanti piccoli pezzi che ho messo dentro una busta di carta. -"Bambini,ora le parolacce non esistono più, signora Maria (la bidella) gli farà il funerale che noi guarderemo dalla finestra".- Avevo spiegato alla bidella cosa doveva fare, uscita in cortile, ha dato fuoco alla busta dentro un’aiuola vuota e…noi dalla finestra a salutare; -"Ciao!Ciao!-
Così per un po’ di tempo siamo stati tranquilli, ma un giorno:-"Maestra, Anna ha detto una parolaccia!"- Al che io: -"Anna,ma non le avevamo tutte distrutte?"- "Si,ma una io l’ho salvata, è una parolaccia piccola, fammela tenere, è "cacca":-
Ancora una volta arriviamo a un compromesso: -"Senti Anna,teniamo questa parola un po’ bruttina, però diciamo "cacchetta", che è una parola più simpatica, tu la puoi dire quando ti adiri, però la dirò anche io quando tu ti comporterai male."-
Così qualche volta la mia voce si sollevava nell’aula:-"Anna,cachetta!"-, mentre gli altri alunni ridacchiavano…*

cari saluti Marilena

Info sull'autore

AG Lute administrator