IL TEMPO SOSPESO

IL TEMPO SOSPESO

di: Marilena Floris

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IL TEMPO SOSPESO
Un bellissimo ricordo di mia sorella oggi 17 aprile 2020. Ricordi lontani nel tempo, quando con grandi difficoltà e disagi, per alunni ed insegnanti, si "faceva SCUOLA".

*Buon giorno, sono sempre qua ad attendere, a riflettere,a ricordare e a sperare.
La Pasqua è passata, sono finite le vacanze per alunni e insegnanti, come normalmente succedeva in quei tempi che ora sembrano così lontani.
Le scuole invece oggi restano chiuse. Penso alle aule vuote, silenziose, testimoni di qualcosa di inspiegabile che sta accadendo e che si protrae nel tempo. La Scuola al tempo del Covid -19. Gli alunni sono tutti a casa ma studiano, fanno i compiti davanti a un cellulare o allo schermo di un PC, perché si fa la "didattica a distanza". Se io fossi stata ancora in servizio, davanti a questa situazione, cosa avrei fatto? Certo, non mi avrebbe spaventato l’uso delle varie tecnologie, ma dentro di me avrei sentito un grande vuoto. Mi sarebbe mancato il circolare tra i banchi, sedermi accanto ai bambini, sentire le loro voci, scherzare insieme, condividere le esperienze, "leggere" sui loro volti espressioni di ansia o di gioia, di attesa, di curiosità o anche di noia. Mi sarebbe mancata la "fisicità", quella che oggi mi permette di ricordare, di dare un volto a tanti nomi.
Allora ero molto giovane, non ero ancora di ruolo e mi era stata data una supplenza. Mio padre mi aveva accompagnata a raggiungere la sede: la Stazione ferroviaria di Monte Corte, tra il paese di Tonara e quello di Belvì. La scuola era proprio lì nella sala d’aspetto della Stazione. Era una pluriclasse, 9 alunni che frequentavano dalla prima classe alla quinta. Ricordo la mia ansia, dovuta anche alla mia poca esperienza. Al piano superiore della stazione abitava il capostazione con la sua famiglia e io avrei abitato con loro. La moglie mi presentò una bambina bionda con due codine dicendole: -"Vedi,questa è la tua nuova maestra,è giovane e molto brava, signorì vedrà,si troverà bene con tutti, sono bravi ragazzi"-.
Così è iniziata questa nuova avventura. Gli alunni venivano dai vari caselli ferroviari dove vivevano con le famiglie, qualcuno dalla casa di campagna. Al mattino arrivavano ciascuno con una piccola fascina di legna che serviva ad alimentare la stufa (veramente era una vecchia cucina economica) che scaldava la piccola aula. I ragazzi erano simpatici, un po’ timidi ma tranquilli. Giuseppe frequentava la quinta, arrivava col fratellino più piccolo tenendolo per mano. Era un ragazzo alto, per il suo modo di fare lo assomigliavo a Garrone, un personaggio del libro Cuore. Era avido di conoscere, di imparare, amava molto leggere. Io avevo portato con me dei libri perché mi stavo preparando per gli orali del Concorso Magistrale, avevo superato lo scritto. Allora si presentava anche la letteratura per l’infanzia e io avevo scelto il libro "Le avventure di Tom Sawyer" e ho pensato di prestarlo a Giuseppe. Ricordo ancora quegli occhi spalancati e quella mano che accarezzava la copertina. Quando, il fine settimana,tornavo a casa mi rifornivo dei libri di mio fratello per la gioia di Giuseppe. Quando c’era la neve uscivamo a giocare a palle di neve o a fare un pupazzo. In primavera andavamo a fare delle passeggiate nella campagna vicina, a visitare i vari "caselli" dove i ragazzi vivevano. Giuseppe era la nostra guida,sapeva il nome di tutte le piante e ne conosceva le proprietà. Dal cinguettio sapeva riconoscere i diversi uccelli. Si sapeva orientare senza difficoltà e ci spiegava i punti cardinali. A volte mi interrogava:-"Maestra e ora dove siamo?Guarda qui il muschio sul tronco,cosa ti avevo detto?"- .Era svelto nel calcolo e misurava col palmo della mano. Non gli piaceva la storia e neanche studiare a memoria le tabelline. Io ho imparato tante cose da lui,a volte mi diceva:-"Maè tu fai così come ti dico io,ci arrivi prima"-.
Quando è finita la supplenza e dovevo andare via ero triste e anche gli alunni che mi avevano portato un mazzolino di fiori raccolti in campagna e una scatola con delle uova.
Ricordo di averli abbracciati,anche Giuseppe che era più alto di me e che mi ha salutata dicendomi: -"Ciao maè, non dimenticarti di noi"-.
Io di lui mi ricordo ancora.*
saluti cari
Marilena


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