Letizia Battaglia è una famosa fotogiornalista italiana. Nasce a Palermo nel 1935 dove trascorrerà la maggior parte della propria carriera e della propria vita.
A 27 anni conobbe casualmente il poeta Ezra Pound, questa veloce conoscenza l’avvicinò alla sua poesia che divenne grande fonte di ispirazione per tutta la sua vita.
Letizia troverà lavoro poi presso “l’Ora”, un giornale locale di Palermo col quale collaborerà per parecchi anni anche dopo una breve esperienza a Milano all’inizio degli anni ’70.
A Milano Letizia imparerà a fotografare finché, nel ’74, tornerà nella sua amata città natale ricevuta una proposta di lavoro per un posto in qualità di responsabile della fotografia sempre per il giornale “l’Ora”.
Finalmente inizierà a confrontarsi con la dura realtà di una città, di una regione, spaccata dalla mafia, dal clientelismo, dalla politica, dalla povertà: la fotografia diverrà la sua vocazione a tempo pieno, il suo costante impegno non solo servirà a portare all’attenzione di tutti la cruda realtà ma le permetterà anche di lavorare fianco a fianco ad altri grandi testimoni del suo tempo tra i quali, ad esempio, Josef Koudelka e Ferdinando Scianna.
Il suo impegno di fotografa dentro e fuori al giornale è continuo, questo perlomeno fino al 1992, l’anno degli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Col cuore a pezzi ed esausta interromperà la sua carriera da fotoreporter ma non per questo abbandonerà la lotta preferendo invece concentrarsi sulle sue attività cooperative di sensibilizzazione e divulgazione.
Letizia Battaglia ha sempre infatti sostenuto e collaborato con diverse agenzie e diversi laboratori per diffondere le proprie conoscenze ed esperienze a tutti coloro i quali sono desiderosi, come lei, di fare della fotografia la propria missione, la propria arma di ribellione.
Questa “missione” culminerà con l’inaugurazione, nel 2017, del “Centro Internazionale di Fotografia di Palermo” un archivio storico che raccoglie gli scatti di oltre 150 fotografi, professionisti ed amatori, che desiderano mostrare al pubblico, nazionale ed internazionale, la loro visione della città e affinché queste testimonianze possano essere conservate per sempre.
Ancora oggi con mostre e pubblicazioni Letizia continua a battersi per la realizzazione del suo sogno, per la redenzione della sua amata città; la sua opera vive e cresce grazie alla passione che questa donna trasmette a tutti quelli che desiderano conoscere e vedere.
La Fotografia
Numerosi sono i colori che ci vengono in mente quando pensiamo alla Sicilia: le sue campagne dorate, il giallo e l’arancione dei suoi frutteti, il verde dei giardini, il bianco dei marmi e l’azzurro del cielo.
Perché allora questa donna preferì invece dipingere la sua terra, di cui era perdutamente innamorata, a tinte bianche nere e grigie?
Il legame di Letizia Battaglia con il suo paese è un legame complesso e amaro.
Una donna dalla forte capacità critica, dall’enorme senso di responsabilità che la richiama verso il pericolo, dove c’è bisogno della sua fotografia.
Siamo nel periodo degli “Anni di Piombo”, delle speculazioni edilizie del “Sacco di Palermo” e degli assassinii mafiosi quali quello di Peppino Impastato o quello di Piersanti Mattarella (fratello del nostro Presidente della Repubblica).
Letizia ha un mestiere scomodo, ma continua imperterrita a fotografare: l’Hotel Zagarella – in cui Andreotti fu ritratto mentre tratta con esponenti dei clan -, l’assassinio del giudice Terranova e quello di altri concittadini rei di essersi posti di traverso negli affari della malavita, i funerali del Generale Dalla Chiesa; questi sono solo alcuni dei più macabri, importanti, necessari scatti della fotografa.
Ma il suo dovere di testimone non si risolve qui: Letizia è interessata a indagare e a sondare il volto di tutti i siciliani per poter riportare a galla, tramite la sua macchina fotografica, le impressioni su pellicola di cosa significhi vivere in quel mondo.
Per questa ragione un enorme parte del suo lavoro, non meno importante, è dedicata alla gente comune, bambini e donne per primi.
I suoi soggetti sono ritratti tra le strade granitiche della città da un occhio che non invade il loro spazio ma che si avvicina il giusto, come se la fotografa stesse cercando di non spaventarli per non perdere la loro autenticità.
Alcuni festeggiano, chi nello sfarzo e nel lusso, chi avvolto nel calore umano e nella semplicità.
Ricchi e poveri si mescolano in un frammentato dipinto sociale che non dimentica nessuno ma che anzi si sofferma di più sugli indigenti e sui reietti, sugli umili, su chi vive e respira veramente la città.
Lo sguardo di Letizia non giudica e non critica, non infierisce perché non è crudele né cerca di abbellire le cose: la realtà è quel che è.
Questo però non pregiudica una composizione comunque elegante e attenta sintomo di una grande sensibilità e di vera cura e dedizione.
Con questa lunga premessa forse ora possiamo finalmente rispondere al quesito: la scelta del Bianco e Nero serve a far prevalere il contenuto sulla forma, l’anima della fotografia sul suo aspetto. E’ una scelta di stile che rispecchia il lutto interiore che vive una persona così dedita alla sua città e alla sua Sicilia.
Oggi le fotografie di Letizia rappresentano uno spaccato sul panorama di quella che era Palermo negli anni forse più caldi e sanguinosi dal dopoguerra, ma non solo …
Nei suoi scatti si respira infatti l’aria romantica, talvolta insalubre, che avvolgeva un paese abbandonato un passo indietro dalla sua nazione; un mondo che viveva con un piede nel passato e uno nel presente, dal volto sfaccettato come l’operato della fotografa.
Letizia ci da un monito, c’è uno spettro che grava spesso dimenticato sulle spalle del nostro paese: non dobbiamo dimenticare perché quello che è stato in Italia, nel Meridione non è solo il nostro ieri ma in parte è ancora il nostro oggi.
CURIOSITA’
- Letizia Battaglia fu la prima donna-fotografo a lavorare per un giornale italiano.
- Il suo lavoro le è valso anche riconoscimenti internazionali, quali il premio “Eugene Smith” al fotogiornalismo.
Tratto da: https://www.grandi-fotografi.com/
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