Surrealista come una fotografia

Surrealista come una fotografia

DI EMANUELA PULVIRENTI · 12 LUGLIO 2020

Tutte le fotografie, per il fatto stesso di essere delle estrapolazioni del mondo, sono surreali, sono nuove realtà ridotte di scala e bidimensionali ottenute attraverso un’inquadratura che reinventa il visibile. E però alcune foto lo sono più delle altre, perché l’immagine è organizzata in modo da produrre lo stesso paradosso cercato dagli artisti del Surrealismo.

Ovviamente esiste, nel Surrealismo del primo Novecento, un filone fotografico appartenente al movimento ideato da André Breton. Parlo delle foto di Man Ray (1890-1976)…

… o degli scatti di Philippe Halsman (1906-1979) a Salvador Dalì.

Per non parlare delle foto di Dora Maar (1907-1997), grandissima fotografa e autrice di fotomontaggi, ingiustamente ricordata solo come compagna di Picasso.

Naturalmente, se apriamo il filone del fotomontaggio, la questione si fa molto vasta perché gli esempi sono innumerevoli e tutti straordinari.

Dunque restiamo alle fotografie che appaiono surreali per via dell’inquadratura, senza ulteriori manipolazioni. Il primo che mi viene in mente è René Maltête, autore di scatti pieni di ironia, a volte costruiti, a volte colti al volo, ma sempre sorprendenti per quel pizzico di assurdo che sanno comunicare.

All’elenco non può mancare Rodney Smith, un fotografo raffinato e sottile alla Magritte.

Ma quali sono i meccanismi che rendono surreale una fotografia? Proviamo a farci guidare proprio da Magritte. Possiamo elencare almeno sei dinamiche surrealiste applicabili anche in fotografia.

1. Ambiguità degli oggetti. In molti dipinti di Magritte compaiono cose che ne ricordano altre. Ad esempio foglie che sembrano alberi (o alberi che sembrano foglie…) o montagne che sembrano aquile.

Questa modalità di surrealismo si ritrova, ad esempio, negli scatti di Edward Weston degli anni Trenta che mostrano ortaggi simili a corpi umani o animali.

2. Alterazione delle distanze. Alcuni quadri di Magritte sembrano delle scene tradizionali e regolari se non fosse per alcune alterazioni che tendono a invertire ciò che sta davanti e ciò che sta dietro, fondendo sullo stesso piano distanze impossibili.

Ciò che è più vicino appare più lontano e viceversa, tanto che alla fine sembrano sullo stesso piano anche oggetti molto distanti tra loro. Anche in questo caso possiamo osservare gli scatti di Rodney Smith realizzati per la pubblicità della BMW.

In fotografia questo avviene anche con l’inflazionato scatto della torre di Pisa. Ma per farlo bene, che risulti surreale, occorre abbassare il punto di ripresa quasi al livello del suolo, altrimenti il trucco è svelato dalla diversa altezza delle basi (che è proprio un modo per distribuire gli oggetti in profondità) e il gioco non funziona.

È più semplice, da questo punto di vista, giocare con il disco solare, come una palla da tenere in mano.

3. Accostamento di oggetti tra loro estranei. Questa condizione è quella che Max Ernst, artista surrealista, descriveva riprendendo le parole del poeta Comte de Lautréamont (1846-1870): “bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio”. Il risultato è spiazzante, sorprendente ed enigmatico.

Tra queste opere anche la mia preferita: L’impero delle luci, un diurno/notturno che non smette mai di affascinarmi.

È l’approccio di Robert Doisneau, che nei suoi scatti cerca questi accostamenti surreali spontanei, colti al volo girando per la città.

4. Oggetti dal funzionamento anomalo. Nei dipinti di Magritte possiamo osservare specchi che riflettono la schiena, candele che emettono buio, rocce e mele che sfidano la gravità. Comportamenti incongrui che generano inquietudine dal momento in cui tradiscono le nostre aspettative sui meccanismi che governano il reale.

A questa categoria appartengono tante foto di Elliott Erwitt con animali dai comportamenti del tutto inaspettati.

5. Oggetti giganti o minuscoli. Un altro effetto surreale è dato dal cambiamento delle dimensioni solite degli oggetti. Nei dipinti di Magritte possiamo trovare dentro una stanza oggetti giganteschi oppure una giraffa in un bicchiere. Anche in questo caso l’osservatore prova un senso di smarrimento (ma anche di divertimento).

Questa modalità è presente in tanti scatti di Herbert List ottenuti con sapienti primi piani o con oggetti realmente sovradimensionati.

6. Architetture geometriche e isolate. Alcuni dipinti di Magritte si basano sull’effetto surreale (e un po’ metafisico) di spazi e oggetti isolati, vuoti e dalle forme pure.

Questo tipo di surrealismo è molto frequente negli scatti di Luigi Ghirri. Foto minimali, dalla composizione impeccabile, i cui soggetti appaiono stranianti perché abbandonati e silenziosi.

Insomma, non è difficile fare una foto surrealista. Esistono tanti punti di vista che rivelano la sur-realtà della realtà. Non serve costruire set speciali o cercare situazioni assurde. Basta guardarsi attorno perché, come dice Magritte “Tutto nelle mie opere nasce dal sentimento e dalla consapevolezza che noi apparteniamo a un universo enigmatico“.

Tratto da: http://www.didatticarte.it/Blog/?p=13807

Info sull'autore

AG Lute administrator